Il 5 e 6 luglio i tassisti italiani scioperano per dire no all’articolo 10 del ddl concorrenza, no allo smantellamento del trasporto pubblico non di linea e no alla precarizzazione del lavoro.
Oligopolio, altro che concorrenza Parlano tanto di concorrenza, ma vogliono sostituire migliaia di piccoli operatori con due o tre soggetti che si spartiscono l’intero mercato, per sfruttare il lavoro e imporre condizioni svantaggiose all’utenza.
Per il mantenimento di un servizio pubblico universale Dove il servizio pubblico è stato soppresso e affidato a privati non ci sono mezzi per raggiungere le destinazioni non remunerative. Il taxi è invece trasporto pubblico, ha obbligo di servizio, perciò accompagna gli utenti ovunque, non solo dove è più conveniente. Il taxi applica tariffe predeterminate, misurate dal tassametro. Algoritmi e moltiplicatore fissano invece il prezzo in funzione di variabili istantanee, così che non si sa mai quanto si paga. Piove o nevica? Il prezzo sale. C’è sciopero dei mezzi o qualche evento? Il prezzo aumenta di molto. Vale per il trasporto, come per la sanità, per l’acqua bene comune e per tutti gli altri servizi pubblici attaccati dal ddl concorrenza per sottometterli alla logica del profitto: l’accessibilità peggiora e i prezzi crescono. Noi non dimentichiamo quello che anche la pandemia ha confermato: serve più servizio pubblico, non meno. Contro uberizzazione del lavoro e caporalato digitale, diritti e dignità per tutti Quella dei tassisti è una lotta aperta a tutti e per tutti. Lavoratori poveri, contratti a tempo, sfruttamento: il lavoro precario e senza diritti è un lavoro docile, che fa comodo a pochi e rovina la vita a tutti gli altri. Noi non ci stiamo. La nostra lotta è da sempre raccontata come una opposizione corporativa. In verità è una battaglia per il riconoscimento del lavoro. Il nostro e quello di tutti gli altri: partite iva, artigiani, lavoratori autonomi e dipendenti. Siamo per allargare il perimetro delle garanzie, perché solo restituendo valore al lavoro si può contare su un avvenire di coesione sociale e dignità per le persone. Tutto il resto è desertificazione sociale, alienazione, disuguaglianza e paura. Una prospettiva che combatteremo fino in fondo. Il 5 e 6 luglio sono solo due date, ma l’opposizione dei tassisti sarà più che mai implacabile, ogni giorno, ogni notte, su ogni taxi e in ogni strada contro l’ennesimo tentativo di rimuovere una delle ultime categorie davvero autonome per consegnarla al caporalato digitale. Il Parlamento eserciti il proprio ruolo con dignità istituzionale e non consenta la disarticolazione di un comparto economico che esercita un servizio pubblico essenziale a costo zero per le casse pubbliche.
Per il servizio pubblico, bene comune!
